La prima volta in Sardegna

Erano anni che sognavamo questo momento. Ma, volendo evitare la confusione di agosto, avevamo sempre rimandato una visita dell’isola. Alla fine, abbiamo scelto giugno, uno dei mesi migliori per scoprire la Sardegna: clima perfetto, mare già bellissimo e, soprattutto, poca gente.

Siamo partiti da Livorno, imbarcandoci sul traghetto Moby con destinazione Olbia. Partenza alle 22 e arrivo comodo la mattina successiva, intorno alle 7: un viaggio tranquillo, ideale per iniziare con calma.

I giorni a disposizione non erano moltissimi, ma comunque sufficienti per un primo assaggio dell’isola, concentrandoci sulla parte settentrionale, tra spiagge da cartolina e piccoli borghi da scoprire.

Una volta sbarcati, accolti da un cielo inaspettatamente coperto, abbiamo dato ufficialmente inizio alla nostra avventura sarda, puntando subito verso nord. La prima tappa non poteva che essere la celebre Roccia dell’Orso, nei pressi di Palau: un’imponente formazione granitica modellata dal vento che, con un pizzico di immaginazione, ricorda proprio il profilo di un orso rivolto verso il mare.

Nonostante il meteo incerto, il panorama da lassù ci ha subito ripagato: una vista mozzafiato sull’arcipelago della Maddalena e sulle acque cristalline che, anche senza sole, conservano la loro magia.

La prima vera meta della giornata era comunque Palau. Non tanto per una visita in sé, quanto per imbarcarci sul traghetto diretto all’isola della Maddalena. In appena venti minuti di navigazione siamo sbarcati sulla più grande isola dell’omonimo arcipelago, pronti a scoprirne i colori, le strade silenziose, le spiagge e l’atmosfera sospesa nel tempo.

Percorrendo la SP14, lasciamo rapidamente alle spalle il centro de La Maddalena. La strada si snoda lungo la costa, regalando scorci bellissimi già dai primi chilometri. Superiamo le località di Punta Tegge e Nido d’Aquila, fino a raggiungere prima la suggestiva Cala Francese, e poi, poco più avanti, deviamo su uno sterrato che ci conduce alla tranquilla spiaggia della Madonnetta, nella località di Carlotto.

Un angolo di pace, con pochi visitatori e un’atmosfera quasi intima: perfetto per iniziare a respirare davvero il ritmo lento dell’isola, concedendoci il primo bagno della vacanza nelle splendide acque della costa sarda.

Verso l’ora di pranzo, decidiamo di rimetterci in marcia per raggiungere un altro angolo dell’isola, dove trascorreremo il pomeriggio all’insegna del relax. La destinazione è la Spiaggia di Bassa Trinità, una delle più conosciute e apprezzate dell’isola della Maddalena.

Qui il paesaggio è da cartolina: sabbia chiara e morbida, acqua trasparente dalle mille sfumature di azzurro e un’atmosfera tranquilla, perfetta per godersi il sole e il mare senza fretta.

Si è fatto quasi sera, e con un appuntamento programmato per la mattina successiva sull’Isola di Caprera, decidiamo di rimetterci in marcia. Attraversiamo l’omonimo ponte che collega La Maddalena a Caprera, godendoci gli ultimi bagliori del giorno mentre il paesaggio si tinge d’oro.

Subito dopo il ponte, ci fermiamo in uno spiazzo fronte mare, proprio mentre il sole comincia a calare all’orizzonte. Ceniamo immersi in un’atmosfera quasi sospesa, circondati solo dal silenzio e dai colori del tramonto. Un finale perfetto per una giornata intensa, piena di mare, scoperte e bellezza.

La nostra seconda giornata sull’isola si apre con una delle esperienze più attese: l’escursione a Cala Coticcio, un vero e proprio paradiso terrestre, spesso paragonato ai paesaggi tropicali.

Poiché l’Arcipelago della Maddalena è un Parco Nazionale, la tutela dell’ambiente è una priorità assoluta. Per preservare la bellezza e l’unicità di Cala Coticcio, l’accesso è regolamentato: è infatti obbligatorio prenotare l’escursione con una guida ambientale autorizzata e acquistare il ticket di ingresso al parco.

Il costo del ticket è di 3 euro per gli adulti, mentre i bambini sotto i 12 anni entrano gratuitamente. Il prezzo della guida varia tra i 20 e i 40 euro a persona, a seconda del periodo.

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena ha selezionato circa 40 guide qualificate, iscritte ai registri ufficiali, con le competenze necessarie per accompagnare i visitatori in sicurezza attraverso questo straordinario angolo di Sardegna, dove mare cristallino e natura incontaminata si fondono in un perfetto equilibrio.

Un’escursione che mi sento assolutamente di consigliarvi: Cala Coticcio è uno di quei luoghi che ti lasciano senza parole, immersi in un ambiente davvero unico, fragile e giustamente protetto.

Una nota importante per chi viaggia in camper: abbiamo scoperto sul posto che la strada che conduce all’inizio del sentiero per Cala Coticcio (e per altre spiagge della zona) è vietata ai veicoli con larghezza superiore ai 2 metri e lunghezza oltre i 5 metri.

Per fortuna, grazie alla disponibilità della nostra guida, siamo riusciti comunque a raggiungere il punto di ritrovo approfittando di un passaggio in auto per gli ultimi due chilometri. Un dettaglio da tenere presente per organizzarsi al meglio!

Note utili sull’escursione a Cala Coticcio
Durata: circa 2 ore totali di trekking (andata e ritorno), più 3 ore di permanenza in spiaggia.
Difficoltà: medio-facile, ma il terreno è roccioso in alcuni tratti, quindi serve un minimo di allenamento.
Cosa portare: Acqua in abbondanza (non c’è nessun punto di rifornimento lungo il percorso) – Cibo e snack – Scarpe sportive o da trekking – Una stuoia da mettere sotto il telo mare (la spiaggia è sabbiosa ma con zone sassose)
Per info aggiornate sull’escursione, potete consultare il sito ufficiale del Parco Nazionale: www.lamaddalenapark.it
E per l’elenco completo delle guide ambientali autorizzate (alcune contattabili anche via WhatsApp): Scarica elenco guide (PDF)
Consiglio personale: noi ci siamo affidati a Eleonora Amoroso, guida preparata, disponibile e molto gentile. Se riuscite, contattatela in anticipo – anche via WhatsApp!

La giornata avrebbe dovuto includere anche un’escursione a Cala Napoletana, nella parte settentrionale dell’isola di Caprera, ma tra il tempo a disposizione e la viabilità poco adatta al nostro mezzo, abbiamo deciso di cambiare piani.
Un “ripiego” solo sulla carta, perché abbiamo optato per la più comoda – ma comunque splendida – Cala Garibaldi.

Dopo qualche ora di relax tra sole, mare e silenzio, è tempo di rientrare a La Maddalena. Ci concediamo un breve giro per il centro, tra negozietti, piazzette tranquille e l’immancabile aperitivo, prima della cena.

La serata si conclude in bellezza a Punta Tegge, presso Zi Antò, un ristorantino sulla spiaggia dove gustiamo alcune specialità locali in un’atmosfera semplice ma autentica.

E per la notte? Niente di più comodo: parcheggiamo proprio di fronte alla spiaggia, accanto al ristorante. Con il tramonto sul mare come ultimo regalo della giornata, non potremmo chiedere di meglio.

Lasciamo l’isola della Maddalena e riprendiamo il nostro viaggio verso ovest, con una tappa sulla suggestiva penisola di Capo Testa, collegata alla terraferma da un istmo sottile, i cui fianchi accolgono due spiagge opposte: Rena di Levante e Rena di Ponente.

Parcheggiamo il nostro van in prossimità della spiaggia di Cala Spinosa e da lì iniziamo il trekking, lasciandoci letteralmente inghiottire da una rete di sentieri immersi tra grandi massi levigati dal vento e calette nascoste.

Raggiungiamo prima il faro di Capo Testa e poi ci incamminiamo verso il mare e, tra salite e discese, giungiamo a Cala Francese: acque limpide e fresche che invitano subito a un tuffo rigenerante. Dopo una breve sosta, riprendiamo il cammino, esplorando senza una meta precisa il promontorio, tra rocce scolpite, vegetazione bassa e panorami mozzafiato.

La mancanza di segnaletica rende a tratti difficoltoso orientarsi, ma fa anche parte del fascino selvaggio del luogo. Alla fine, troviamo il sentiero che ci conduce a Cala Grande, nota anche come Valle della Luna: una valle ampia che degrada dolcemente verso il mare, incastonata tra due grandi costoni granitici.

Un luogo unico, sospeso nel tempo. Qui, ancora oggi, alcuni abitanti vivono in grotte naturali, richiamando alla memoria i tempi in cui la valle era meta di hippy e naturisti, attratti dalla spiritualità e dall’energia che questo luogo continua a trasmettere.

Percorrendo la SP90, lasciamo alle spalle Capo Testa e proseguiamo lungo il nostro itinerario.
Lungo la strada ci concediamo una breve sosta per acquistare prodotti locali: frutta fresca, formaggi, pane carasau e qualche dolce tipico, piccoli piaceri che rendono il viaggio ancora più autentico.

Decidiamo poi di concludere la giornata con un po’ di relax sulla spiaggia di Badesi, una lunga distesa di sabbia dorata bagnata da acque limpide e circondata da dune e vegetazione mediterranea.

Quando il sole inizia a calare, ci spostiamo nella vicina area sosta camper presso il ristorante Mizar. Un’area semplice ma funzionale, dotata di carico e scarico, servizi igienici e docce, il tutto alla modica cifra di 10 euro a notte. Perfetta per una sosta tranquilla e comoda, a due passi dal mare e con possibilità di cenare direttamente al ristorante.

La tappa successiva è Castelsardo, con il suo profilo inconfondibile che svetta sul promontorio. Un borgo medievale che non a caso è inserito nell’elenco de I Borghi più belli d’Italia.
prima di raggiungere il borgo sosta fotografica per la famosa Roccia dell’Elefante, è uno dei monumenti naturali più suggestivi nel territorio di Castelsardo, in Sardegna. Così chiamata grazie alla sua forma che ricorda un pachiderma seduto, la roccia raggiunge circa 4 metri d’altezza.

Tornando a Castelsardo, è giusto ricordare che per raggiungere il centro storico bisogna armarsi di un po’ di pazienza: la salita tra gradini e scalinate è inevitabile, ma viene ripagata non appena si arriva in cima, tra un dedalo di vicoli e piazzette che sembrano rimasti intatti dal Medioevo. Tutto è ancora dominato dalla presenza severa ma affascinante del Castello dei Doria, che veglia sul borgo dall’alto.

Durante l’esplorazione, ci imbattiamo per caso nella terrazza del Vento Lounge Bar. Una scoperta inaspettata e perfetta per una pausa. Da qui si gode una vista spettacolare: il costone che scende verso il mare, la chiesetta col campanile in pietra col tetto decorato da maioliche, e tutto intorno mare e cielo che si fondono in un’unica distesa d’azzurro.

Archiviata anche la visita di Castelsardo, riprendiamo la strada percorrendo tutta la costa nord della Sardegna fino ad arrivare nei dintorni di Stintino.

Ci fermiamo per la notte al parcheggio della spiaggia Le Saline, un luogo tranquillo dove ceniamo in semplicità, cullati dal rumore del mare e dalla luce morbida del tramonto.

Il giorno seguente ci aspetta una delle spiagge più iconiche dell’intera isola: La Pelosa, con le sue acque cristalline e fondale basso, una tavolozza di azzurri che sembra uscita da una cartolina. Siamo pronti per un’altra giornata da ricordare.

Inutile ricordare l’obbligo di prenotazione per accedere alla spiaggia della Pelosa, introdotto per la prima volta nel luglio 2020. Da allora, l’accesso è a numero chiuso (massimo 1.500 persone al giorno) per contenere l’elevato afflusso turistico e preservare questo gioiello naturale dall’erosione.

Ma basta varcare quel limite sabbioso per capire subito il perché di tanta attenzione: uno spettacolo unico, che va vissuto almeno una volta nella vita. La sabbia finissima, l’acqua che degrada dolcemente verso il largo, e quei colori che sfumano lentamente dal bianco al turchese, lasciando chiunque a bocca aperta.

Una meraviglia fragile come molte altre aree della Sardegna, da godere con estremo rispetto.

Camperisti, attenzione: a partire da giugno, non è più consentito parcheggiare lungo la strada nei pressi della spiaggia della Pelosa. È obbligatorio utilizzare un’area dedicata, situata a qualche centinaio di metri dall’ingresso alla spiaggia.
La nota dolente? Il costo: 2,50 € all’ora, con supplemento per camper nella fascia oraria 8:00 – 18:00, da pagare tramite l’app EasyPark.
Un prezzo alto, sì, ma che va considerato parte dell’esperienza in uno dei luoghi più iconici dell’isola.

Nonostante la presenza di molta gente, abbiamo deciso di dedicare l’intera giornata a questo piccolo paradiso. Mare, sole e relax fino a sera inoltrata, quando finalmente ci rimettiamo in viaggio imboccando la SP34 e poi la 57, scendendo lentamente verso sud.

A un certo punto, un cartello attira la nostra attenzione: “Agriturismo Il Mirto”. Seguiamo l’istinto – e mai scelta fu più azzeccata. Qui troviamo ospitalità semplice ma autentica, una sosta perfetta per la notte… e soprattutto una cena indimenticabile: Culurgiones ripieni di patate, ricotta e menta – Malloreddus con sugo di purpuzza e pecorino e naturalmente, lo squisito porceddu, croccante fuori e tenero dentro.
Un tuffo nei sapori più veri della Sardegna, in un luogo dove il tempo sembra rallentare.

Giorno nuovo, meta nuova: oggi è la volta della Grotta di Nettuno.

Come recita la guida, si tratta di “Un mondo sotterraneo che si apre dal mare fino al cuore di Capo Caccia”.

Situata sul versante nord-occidentale del promontorio di Capo Caccia, la Grotta di Nettuno è una tappa immancabile per chi visita la zona di Alghero.
È raggiungibile in due modi: via mare, con escursioni in barca dal porto turistico oppure via terra, tramite la scenografica Escala del Cabirol, una scalinata panoramica di ben 652 gradini scolpiti nella roccia, che scendono a picco fino al livello del mare

La visita guidata dura circa 30 minuti e vi porterà attraverso un affascinante percorso tra stalattiti, stalagmiti e sale spettacolari, con spiegazioni dettagliate sulla storia e sulle caratteristiche geologiche del sito.

Attenzione: per visitarla è necessario prenotare la visita e acquistare i biglietti d’ingresso – due operazioni distinte che vanno fatte entrambe. Tutte le informazioni aggiornate sono disponibili sul sito ufficiale: www.grottadinettuno.it

Terminata l’escursione, ci spostiamo nella città di Alghero, il cui centro storico è un affascinante intreccio di vicoli acciottolati, bastioni affacciati sul mare e architetture gotico-catalane che raccontano il passato spagnolo della città.
Un luogo dove il tempo sembra rallentare, perfetto per passeggiare senza fretta tra botteghe artigiane, piazze vivaci e scorci suggestivi.

Per uno spuntino veloce e autentico, vi consiglio La Bottega di Tommy, in via Gilbert Ferret 76: un piccolo locale nel cuore del centro storico, dove gustare prodotti genuini del territorio sardo e riscoprire il vero sapore dell’isola, in semplicità. Consigliatissime le focacce ripiene.

Dopo una passeggiata sui bastioni della città vecchia riprendiamo il nostro van e puntiamo ancora verso sud in direzione di Bosa. Si tratta di un bor­go medievale costruito lungo le pendici del colle di Serravalle e affacciato sulle rive del fiume Temo, l’unico navigabile. Il suo centro storico, noto come Sa Costa, è un intreccio di vicoli stretti e case color pastello che scendono verso il lungofiume, un’immagine tanto pittoresca da sembrare dipinta. Il paese è dominato dal Castello dei Malaspina, risalente al XII secolo e arroccato in cima al colle.

Dopo un caffè in uno dei bar del centro, ripartiamo imboccando la SS129bis in direzione Macomer.
Dopo poche curve, impossibile resistere: ci fermiamo in un punto panoramico per ammirare ancora una volta Bosa dall’alto.

Da qui, il borgo si mostra in tutta la sua bellezza: il castello dei Malaspina che domina dall’alto, le case dai colori pastello che si arrampicano sulle pendici della collina e il fiume Temo che serpeggia lento verso il mare. Uno scorcio che sembra uscito da un dipinto, perfetto per una foto ricordo.

Nelle ore successive ci attende un lungo trasferimento nel cuore dell’isola, attraversando paesaggi sempre diversi, fino a raggiungere la costa orientale della Sardegna e la località di San Teodoro, destinazione finale del nostro viaggio.

Puntiamo dritti verso la spiaggia dell’Isuledda, che ci accoglie in serata, con la luce morbida del tramonto a disegnare i contorni del mare e della vegetazione.
Facciamo un breve assaggio della spiaggia, giusto il tempo di respirare l’aria salmastra e assaporare l’attesa di un’ultima giornata di relax.

Poi ci mettiamo alla ricerca di un posto tranquillo per la notte, che troviamo poco più in alto, insieme ad altri equipaggi con cui condividiamo la quiete di questo angolo di Sardegna.

L’indomani è l’ultimo giorno di questo viaggio, e decidiamo di dedicarlo interamente al mare.
Raggiungiamo la spiaggia dell’Isuledda di buon’ora e, dopo una rilassante colazione, sistemiamo le nostre sdraio e l’ombrellone fronte mare.

Davanti a noi, ancora una volta, un mare cristallino, con le sue sfumature di azzurro che si fondono con il verde della vegetazione circostante, creando una cornice naturale perfetta per salutare la Sardegna.

Non c’era modo migliore per concludere questa settimana intensa e meravigliosa, fatta di natura, scoperta, buon cibo e libertà.
Alle 22 ci aspetta il traghetto per Livorno, ma nel cuore porteremo a lungo la bellezza di questi luoghi, certi di tornarci in futuro magari con più tempo a disposizione per esplorare altre zone di questa splendida isola.

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